Medicina: da fumo a stop sole, donne piu' a rischio sclerosi per stili vita

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    Medicina: da fumo a stop sole, donne piu' a rischio sclerosi per stili vita
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    Copenhagen, 3 ott. (Adnkronos Salute) - "Stili di vita e ambienti di lavoro che cambiano, vizio del fumo che resiste nel 'gentil sesso', fattori ormonali, ma anche l'abitudine ormai diffusa di non prendere più il sole, cosa che riduce la produzione di vitamina D, che ha invece un importante ruolo di immunomodulatore". Questi alcuni degli elementi che potrebbero aver portato le donne a essere due volte più a rischio di sclerosi multipla rispetto agli uomini. A illustrarli Maria Trojano, presidente dell'European Committe for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (Ectrims), a margine del congresso annuale in corso a Copenhagen.


    Come emerso ieri dallo studio Atlas presentato al congresso, che ha 'mappato' il numero di malati nel mondo, le donne hanno ormai in quasi tutti i Paesi studiati il doppio delle chance di ammalarsi di sclerosi rispetto a mariti e compagni. E in alcune nazioni questo pericolo è addirittura triplo. "I potenziali fattori che potrebbero spiegare questo fenomeno - ha detto Trojano - vanno dalle modificazioni degli stili di vita alla presenza di ormoni estrogeni in eccesso nella fase di pre-menopausa, che possono avere un effetto infiammatorio. Molte donne hanno poi smesso di prendere il sole per la paura di tumori della pelle, ma bisogna ricordare che 20 minuti al giorno di esposizione ai raggi ultravioletti ci possono difendere da tante malattie, come la sclerosi o l'artrite reumatoide". Il quadro non è però ancora chiaro e "stiamo studiando tutti questi elementi" nel tentativo di giungere a una spiegazione e di poter iniziare a intervenire.


    Per rendere i trattamenti anti-sclerosi multipla sempre più mirati e sicuri, invece, Trojano annuncia un progetto ambizioso: "Quello di mettere in condivisione il Registro italiano, che è uno dei primi mai partiti e contiene i record di 24 mila pazienti, con quello di altri Paesi europei ed extraeuropei. Questo consentirà di incrociare i dati sull'impiego delle terapie e di calibrarle al meglio. Per il Registro europeo nel giro di circa un anno si muoverò sicuramente qualcosa, poco di più per quello mondiale".



     
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