QI nel Dna

la genetica ti dirà se sei genio o ‘normale’

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  1. ¬Nemesi †
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    QI nel Dna

    la genetica ti dirà se sei genio o ‘normale’





    ROMA – La tua intelligenza è scritta nel tuo Dna. Non solo altezza, peso e colore degli occhi: il Dna cela i segreti del quoziente intellettivo degli individui. Studi dimostrano che almeno il 50% del proprio quoziente intellettivo, Qi, è un fattore ereditario, riporta il Wall Street Journal. Per questo in Cina il ricercatore prodigio Zhao Bowen, 20 anni e direttore del laboratorio genetico Bgi, ha dato il via alla ricerca delle radici dell’intelligenza umana.
    Lo studio cinese confronterà il Dna di individui con un quoziente intellettivo pari o superiore a 160, che caratterizza le intelligenze geniali, con le intelligenze normali il cui quoziente intellettivo medio è pari a 100. Per meglio comprendere le dinamiche del Qi basti pensare che in media i vincitori del premio Nobel hanno un quoziente di 145 e che intelligenze ben superiori alla media se ne registrano 1 ogni 30mila.
    Il lavoro di Bowen sarà impegnativo, ma potrebbe essere pronto già per la prossima estate: il laboratorio genetico Bgi sta già decifrando oltre 2.200 sequenze di Dna di geni, che implica l’analisi di oltre 3,2 miliardi di basi azotate che compongono il codice genetico umano. Lo studio mette a confronto il codice genetico dei geni con migliaia di intelligenze normali.
    A “semplificare” l’operazione di confronto tra i diversi quozienti intellettivi, e dunque l’identificazione dei geni che agiscono sull’intelligenza, è la differenza tra il numero di individui. Confrontare Qi superiori a 160 con Qi di circa 100 è comparabile a confrontare il patrimonio genetico di persone di altezza nella media con persone che superano i 2,10 m di altezza.
    Allo studio un grande contributo è stato apportato da Robert Plomin, docente di genetica comportamentale del King’s College di Londra, che ha reperito oltre 1600 sequenze di Dna di persone con quozienti intellettivi superiori alla media. Altra importante collaborazione è quella di Stephen Hsu, fisico teorico dell’Università dell’Oregon che ha indirizzato i suoi studi sulla genetica delle capacità cognitive.
    Plomin e Hsu hanno contribuito, a partire dal 2010, a dare vita alla ricerca di Bowen, c’è chi non vede di buon occhio lo studio del legame tra intelligenza e Dna. Bowen ha spiegato: “Le persone hanno scelto di ignorare la genetica dell’intelligenza per molto tempo, perché ritengono che sia un argomento controverso, specialmente in Occidente. Ma in Cina la pensiamo diversamente”.
    Ma Plomin non la pensa così. Quando ha deciso di prendere parte alla ricerca Plomin ha tenuto conto dei risvolti anche medici dell’individuare il gene dell’intelligenza: “Potremo individuare i bambini che avranno problemi di apprendimento ed intervenire per tempo, con scuole speciali e programmi adeguati alle loro capacità di apprendimento”.
    Come tutte le sfide scientifiche che hanno a che fare con i segreti del codice genetico e della macchina uomo, anche l’identificazione del gene, o dei geni, dell’intelligenza può diventare uno strumento di miglioramento per l’umanità o presentare il suo risvolto negativo. C’è poi da tener conto il Dna stabilirebbe il Qi, ma non determina in modo esclusivo l’intelligenza dell’individuo. L’intelligenza è infatti il frutto dell’apprendimento e può essere sviluppata e implementata da stimolanti contesti ambientali e di studio.
    Le implicazioni sociali della scoperta dei geni responsabili dell’intelligenza sono infatti temute da molti ricercatori, come spiega Jeremy Gruber, presidente del Council for Responsible Genetics di Cambridge, in Massachussetts: “In passato le ricerche sull’intelligenza venivano usate per individuare i gruppi razziali e delegittimarli. Sono davvero preoccupato del risvolto deterministico e riduzionistico che tutt’oggi è molto sentito nel campo della genetica e che potrebbe nascere da un progetto come questo”.
    Considerazione necessaria, quella di Gruber, se paragonata agli studi sulle differenze genetiche tra popolazioni: sebbene abbiano dimostrato che il concetto di razza non descrive in modo soddisfacente la diversità umana, hanno lasciato spazio ad interpretazioni razziali e sono state usate quasi come “giustificazione”. Rischio che si potrebbe correre anche in questo caso, con la discriminazione delle persone in base al proprio quoziente intellettivo.
    “Le basi genetiche dell’intelligenza sono state ignorate per troppo tempo, i nostri dati saranno pronti in 3 mesi“, dice Bowen sicuro al Wall Street Journal. Genio o normale? Nel Dna è scritta la “condanna”, voi vorreste sapere a quale categoria appartenete?


    Fonte: blitzquotidiano.it

     
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