La Geisha

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    Geisha
    Rarità del Giappone




    La figura della geisha (artista o persona d’arte) rappresenta una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza.
    Un altro termine usato in Giappone per indicare le geisha è geiko , tipico del dialetto di Kyōto. L'apprendista geisha è chiamata maiko. È la maiko che, con le sue complicate pettinature, il trucco elaborato e gli sgargianti kimono, è diventata, più che la geisha vera e propria, lo stereotipo che in occidente si ha di queste donne.

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    Le prime figure presenti nella storia del Giappone che potremmo in qualche modo paragonare alle geisha sono le cosiddette saburuko: esse erano cortigiane specializzate nell'intrattenimento delle classi nobili, soppiantate dalle juuyo, ossia prostitute di alto bordo, che ebbero più successo tra gli aristocratici.
    Per cominciare però a parlare di una figura simile all'odierna "donna d'arte", dobbiamo aspettare fino al 1600, quando alle feste importanti, dove erano chiamate le juuyo, presero a partecipare le prime geisha, che in principio erano uomini. Queste figure maschili avevano il compito di intrattenere con danze, balli e battute di spirito gli ospiti. Col passare degli anni, circa attorno alla metà del secolo successivo, cominciarono a comparire le prime donne geisha, che presero rapidamente piede.
    Quando in Giappone fu resa legale la prostituzione (1617) e nacquero le prime case di piacere e i primi bordelli, le geisha, ancora non molto famose e poco definite, vennero confuse con le altre numerose figure che in quegli anni occupavano le città.

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    Tradizionalmente le geisha cominciavano il loro apprendimento in tenerissima età. Anche se alcune bambine venivano e vengono ancora vendute da piccole alle case di geisha ("okiya"), questa non è mai stata una pratica comune in quasi nessun distretto del Giappone. Spesso, infatti, intraprendevano questa professione in maggior numero le figlie delle geisha, o comunque ragazze che lo sceglievano liberamente.
    Una volta che la ragazza era diventata abbastanza competente nelle arti delle geisha, poteva essere promossa al secondo grado dell'apprendistato: "minarai". Le minarai erano sollevate dai loro incarichi domestici, poiché questo stadio di apprendimento era fondato sull'esperienza diretta. Costoro per la prima volta, aiutate dalle sorelle più anziane, imparavano le complesse tradizioni che comprendono la scelta e il metodo di indossare il kimono, e l'intrattenimento dei clienti. Le minarai, quindi, assistevano agli ozashiki (banchetti nei quali le geisha intrattenevano gli ospiti) senza però partecipare attivamente; i loro kimono, infatti, ancor più elaborati di quelle delle maiko, parlavano per loro. Le minarai potevano essere invitate alle feste, ma spesso vi partecipavano come ospiti non invitate, anche se gradite, nelle occasioni nelle quali la loro "onee-san" (onee-san significa "sorella maggiore", ed è l'istruttrice delle minarai) era chiamata. Abilità come la conversazione e il giocare, non venivano insegnate a scuola, ma erano apprese dalle minarai in questo periodo, attraverso la pratica. Questo stadio durava, di solito, all'incirca un mese.

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    Dopo un breve periodo di tempo, cominciava per l'apprendista il terzo periodo di apprendimento, chiamato "maiko". Una maiko è un'apprendista geisha, che impara dalla sua onee-san seguendola in tutti i suoi impegni. Il rapporto tra onee-san e imoto-san (che vuol dire "sorella minore") era estremamente stretto: l'insegnamento della onee-san, infatti, era molto importante per il futuro lavoro dell'apprendista, poiché la maiko doveva apprendere abilità rilevanti, come l'arte della conversazione, che a scuola non le erano state insegnate. Arrivate a questo punto, le geisha solitamente cambiavano il proprio nome con un "nome d'arte", e la onee-san spesso aiutava la sua maiko a sceglierne uno che, secondo la tradizione, deve contenere la parte iniziale del suo nome e che secondo lei, si sarebbe adattato alla protetta.
    La lunghezza del periodo di apprendistato delle maiko poteva durare fino a cinque anni, dopo i quali la maiko veniva promossa al grado di geisha, grado che manteneva fino al suo ritiro. Sotto questa veste, adesso, la geisha poteva cominciare a ripagare il debito che, fino ad allora, aveva contratto con l'okiya; l'addestramento per diventare geisha, infatti, era molto oneroso, e la casa si accollava le spese delle sue ragazze a patto che queste, lavorando, ripagassero il loro debito. Queste somme erano spesso molto ingenti, e a volte le geisha non riuscivano mai a ripagare gli okiya.

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    Le geisha erano molto comuni tra il XVIII e il XIX secolo, ed esistono anche oggi, benché il loro numero stia man mano diminuendo (nel 1920 c’erano circa 80.000 geisha in tutto il Giappone, oggi si pensa non ce ne siano più di due migliaia) per via delle idee e delle usanze moderne, La diminuzione dei clienti, infatti, con l'avvento della cultura occidentale, e la grande spesa che occorre pagare per ottenere l'intrattenimento di una geisha, hanno contribuito al declino delle antiche arti e tradizioni, che oggi sono difficili da trovare. Le geisha, infatti, sono diventate attrazioni turistiche.
    Le geisha sono donne nubili, e possono decidere di sposarsi solo ritirandosi dalla professione. Se anche gli impegni di una geisha possono includere anche intrattenimenti di tipo amoroso, questo non è previsto nella sua professione. Una vera geisha non viene pagata per avere rapporti sessuali, anche se può scegliere di avere relazioni con uomini incontrati durante il suo lavoro, sebbene mantenute al di fuori del contesto del suo lavoro come geisha.
    Era uso nel passato che una geisha, per stabilirsi, prendesse un danna, cioè una sorta di protettore. Tradizionalmente il danna era un uomo ricco, talvolta sposato, che aveva i mezzi per accollarsi le enormi spese di cui il lavoro di geisha abbisognava. Perché tra kimono e trucchi si spendeva molto.
    Anche se succedeva spesso che una geisha ed il suo danna si innamorassero, il sesso non era richiesto come pagamento per il supporto finanziario che il danna elargiva. Le convenzioni e i valori che si celavano dietro questo particolare rapporto sono molto intricate, sconosciute ed incomprensibili agli occidentali, come a molti giapponesi stessi. Era più il piacere di poterla in qualche modo deliziare, con regali e accollandosi le spese, piuttosto che piacere fisico.
    La geisha era infatti una vera e propria “donna irraggiungibile”, per la quale qualsiasi uomo avrebbe dato tutto ciò che aveva.

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    Ci sono pochissimi libri o film che parlano di questo mondo quasi segreto; tra i più famosi c’è sicuramente “Memorie di una Geisha” di Arthur Golden, romanzo reso ancora più famoso dallo splendido film.
    Questo romanzo è stato scritto basandosi effettivamente sulle memorie di una vera geisha, Mineko Iwasaki, però l’autore ne ha modificato i contenuti descrivendo come negativi avvenimenti molto positivi per una geisha. Ciò ha portato Mineko Iwasaki a scrivere lei stessa un libro sulla vera vita di una geisha.
    “Memorie di una Geisha” di Arthur Golden; è sicuramente un romanzo bellissimo, dalla bellissima descrizione dei paesaggi fino all’appassionante storia. Tuttavia non è fedele al mondo delle geisha e lo cambia a suo piacimento, quindi non ci si può affidare del tutto ad esso.
    "Storia proibita di una Geisha. Una storia vera" di Mineko Iwasaki e Rande Gail Brown; è una biografia di una vera geshia, sicuramente molto più affidabile.
    “Omocha (The Geisha House)” di Kinji Fukasaku; è un lungometraggio giapponese del 1999, molto fedele alla vita di una vera geisha, ambientato principalmente in un okiya.
    “A Geisha” di Kenji Mizoguchi; è un altro lungometraggio giapponese. Questo film incentra la trama sullo svolgersi della vita di una geisha, dal debutto fino agli ultimi anni delle carriera. Fedelissimo e consigliato come l’altro.
    “L’Eredità di una Geisha” di Sharon Francois; è un libro di poche pagine, nel quale sono riportate le caratteristiche principali e i particolari della vita “tipo” di una qualsiasi geisha. Riporta fedelmente tutte le usanze.


    Per altre foto originali: Okinawa Soba


     
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