Problemi di fertilità? Il kilt scozzese può aiutare

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  1. Nix Vaiserk
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    Problemi di fertilità? Il kilt scozzese può aiutare




    Negli ultimi tempi la fertilità maschile non sta passando un buon periodo. Le statistiche più recenti affermano che la capacità dell’uomo di dare il proprio contributo alla riproduzione è calata del 50 per cento negli ultimi venti anni. Ormai l’infertilità di tipo maschile è un problema in una coppia su due. Una faccenda seria, quindi, che turba la serenità di sempre più persone. Per questo in tanti finiscono per affidarsi alle soluzioni più disparate. Spesso con risultati scarsi o addirittura nulli. Uno degli ultimi suggerimenti arriva dalla Scozia. Nel paese del whiskey e delle cornamusa, una ricerca avrebbe stabilito che indossare il kilt, naturalmente in modo tradizionale, cioè senza mutande, renderebbe gli uomini più fertili. Lo studio, pubblicato sul serissimo Scottish Medical Journal, infatti, afferma che gli spermatozoi per essere sani devono essere prodotti ad una temperatura di circa tre gradi inferiore a quella del resto del corpo. Lo dimostrerebbe anche la posizione dei testicoli. E così, con tutte le sue aperture, il kilt, che avrebbe anche positivi effetti psicologici sul senso di mascolinità, fornirebbe un grande vantaggio rispetto ai tradizionali ed abusati pantaloni.
    L’attendibilità di questa ricerca d’Oltremanica merita il condizionale. D’altro canto il rapporto tra indumenti maschili e fertilità è oggetto di studi da almeno una quindicina d’anni. Sembra ormai accertato che le temperature estreme influenzino negativamente la vitalità degli spermatozoi. Da evitare, quindi, l’eccessiva frequentazione della sauna o la scomoda abitudine di tenere il computer sul grembo. Non è ancora così sicuro, invece, che certa biancheria intima troppo attillata, in particolare i boxer, riducano la produzione degli spermatozoi. Nell’attesa di avere qualche certezza in più, è bene sapere che la gonna era un indumento maschile almeno fino al tempo degli antichi romani. E invece erano proprio gli abitanti del nord Europa, tanto vigorosi e mascolini nell’immaginario popolare, ad amare i calzoni. Se non altro per difendersi dalle basse temperature. Non a caso il kilt moderno, realizzato in tartan e chiuso da lacci di pelle con fibbia in alto, risale soltanto al 1700, quando Thomas Rawlinson, un commerciante quacchero inglese, pensò di rendere più comodo l’abbigliamento degli operai che abbattevano gli alberi per fornire la legna alla sua fornace di Inverness, nelle Highlands scozzesi. L’idea ebbe una grande fortuna e, solo successivamente e con una buona dose di leggenda, divenne un simbolo di quei territori. Fino ad arrivare all’attore Sean Connery che, ormai superati gli 80 anni e smessi da tempo i panni di James Bond, non disdegna di indossare il kilt in pubblico per ostentare il suo orgoglio scozzese e supportare la campagna per una maggior indipendenza della Scozia.


     
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