Prussia

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  1. Nixtor
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    Prussia
    Uno stato emerso con la guerra e finito con essa




    Regione storica dell'Europa centrale, che fino al 1945 costituì la più vasta circoscrizione interna della Germania, con 13 province compresa la capitale Berlino. Dopo la II guerra mondiale la Prussia è scomparsa dalle circoscrizioni interne tedesche mentre la parte orientale della regione (Prussia Orientale) è divisa oggi tra Polonia e Russia. La Prussia si estendeva dalla frontiera belga-lussemburghese fino al confine con l'Unione Sovietica, raggiungendo a S il Meno e la selva di Turingia. Il territorio, il cui nucleo originario era situato fra l'Elba e l'Oder, comprendeva le vaste pianure del Bassopiano Germanico e parte dei monti dell'Assia e del Weser.
    Le origini
    Il nome del paese deriva dai prussiani (o borussi), popolo affine ai lituani stanziatosi nella regione tra la Vistola e il Neman, che resistette a lungo ai tentativi di evangelizzazione dei sassoni a partire dal X secolo. A metà del XIII secolo, il territorio prussiano fu conquistato dall'ordine dei cavalieri teutonici, i quali lo popolarono con insediamenti di coloni tedeschi e olandesi, amministrandolo come feudo papale.

    Nella seconda metà del XIV secolo si sviluppò in Europa orientale una forte opposizione antitedesca. Nel 1410 un esercito congiunto polacco-lituano sconfisse i cavalieri teutonici nella battaglia di Tannenberg (odierna Stebark), ma la ridefinizione degli equilibri regionali giunse solo con la seconda pace di Toruń (1466), a seguito della quale la parte orientale della Prussia rimase all'ordine teutonico sotto la sovranità polacca, mentre quella occidentale venne direttamente annessa dalla Polonia. Alberto di Hohenzollern (1525-1568), ultimo gran maestro dei cavalieri teutonici, dopo aver aderito alla Riforma secolarizzò la Prussia orientale autoproclamandosi primo duca di Prussia nel 1525.

    Nel 1618 il ducato, ancora sotto la Polonia, passò in eredità agli Hohenzollern del Brandeburgo con Giovanni Sigismondo (1608-1620), e avrebbe raggiunto in seguito la piena sovranità sotto il nipote, il Grande elettore Federico Guglielmo (1640-1688), in seguito alla pace di Oliva (1660) al termine della prima guerra del Nord, alla quale il Brandeburgo-Prussia partecipò a fianco della Polonia. Con la pace di Vestfalia (1648), che chiuse la guerra dei Trent'anni, la Prussia ebbe la Pomerania orientale e altri territori; Federico Guglielmo avviò un processo di modernizzazione delle strutture statali accentrando nella propria persona i poteri e le funzioni di governo sin lì esercitati dalla nobiltà e dalle oligarchie cittadine.
    Da Federico Guglielmo allo Zollverein
    Il peso della Prussia sulla scena europea divenne sempre più rilevante soprattutto grazie al continuo rafforzamento dell'esercito ma anche per la solidità e il ruolo dirigente di un'aristocrazia tecnica (gli Junker) che forniva i quadri dell'amministrazione statale. Accanto a questa caratteristica classe dominante, che esercitava un controllo assoluto sulle masse contadine, si sviluppò tuttavia una dinamica borghesia commerciale e manifatturiera che diede la sua impronta ai centri urbani. Il 18 gennaio 1701 Federico III ottenne dall'imperatore d'Austria, Leopoldo I, la dignità reale assumendo nome e titolo di Federico I re di Prussia. Il nuovo regno conseguì, sotto la guida di Federico II il Grande, un evidente progresso con importanti annessioni territoriali e riforme di stampo liberale (tra cui la tolleranza religiosa). Con Federico Guglielmo II la Prussia ebbe un periodo di riflusso se non di decadenza: il nuovo monarca sperperò il tesoro dello Stato, soppresse le libertà concesse dal suo predecessore e si compromise in sterili avventure militari. Ancor più negativa fu la politica estera di Federico Guglielmo III, la cui sconfitta a Jena e ad Auerstädt (14 ottobre 1806) da parte dell'armata napoleonica costò il quasi completo smembramento della Prussia che con la Pace di Tilsit (1807) perdette metà del suo territorio. L'occupazione straniera stimolò per altro la nascita di un vigoroso nazionalismo (il filosofo J. G. Fichte con i Discorsi alla nazione tedesca fu uno dei più affascinanti e intransigenti sostenitori della missione d'un popolo stroncato dalla più rapida e perentoria delle disfatte) destinato a estendersi all'intera Germania, ma anche un rinnovamento interno di segno progressista. Il barone von Stein e il cancelliere Hardenberg abolirono la servitù della gleba, secolarizzarono i beni della Chiesa e crearono amministrazioni municipali elette col suffragio censitorio, mentre Scharnhorst e Clausewitz rinforzavano clandestinamente l'esercito potenziandolo al di là dei limiti imposti da Napoleone. La guerra di liberazione (1813-15) che ne estese i confini fino al Reno pose così la Prussia in primo piano tra le grandi potenze europee. Membro della Confederazione Germanica e fattasi promotrice dello Zollverein (1834), la Prussia egemonizzò il processo di unificazione tedesca e di emancipazione dall'Austria, coronato sotto l'abile e risoluta regia del cancelliere Bismarck.
    Da Bismark alla fine
    Significativa fu l'organizzazione statale nel lungo periodo dominato dal “cancelliere di ferro”. Il Reich, a struttura federale in base alla Costituzione del 18 gennaio 1871, comprendeva 26 Länder dipendenti dal governo centrale in materia di politica estera, difesa, politica economica, giustizia. Capo del governo era il Kaiser affiancato dal Bundesrat (Consiglio federale) e dal Reichstag (Parlamento dell'impero) dalla limitata autonomia. Molteplici furono i problemi affrontati dal nuovo Reich germanico: dal completamento dell'unificazione dei vari ordinamenti giuridici all'edificazione d'una coscienza germanica, integrando anche le minoranze etnico-linguistiche. L'impero doveva temperare la spinta pangermanistica all'espansione economico-territoriale. Complessa la struttura dei partiti: i conservatori, in prevalenza latifondisti, sostenevano l'autarchia, i nazional-liberali, espressione degli industriali, erano i fautori del libero scambio; il centro cattolico, l'unico partito interclassista, oscillante tra un riformismo liberale e una riaffermazione del conservatorismo, era tuttavia definibile per il programma confessionale in cui era rivendicata la parità giuridica dei cattolici in uno Stato a maggioranza luterana. I socialdemocratici (massimalisti e riformisti) rappresentarono dal 1875 il gruppo progressista del Reichstag e benché posti fuori legge nel 1878 riuscirono egualmente a darsi un'organizzazione che finì con incidere sulla vita politica del Paese, mentre Bismarck spregiudicatamente operò per condizionare i partiti politici e piegarli alle esigenze dello Stato, così come seppe abilmente servirsi, sia pure con modesti risultati, del Kulturkampf (1872-78), che vide schierati da una parte i sostenitori del protestantesimo liberale contro l'oscurantismo retrogrado attribuito al cattolicesimo. Sul piano economico la Prussia si affermava sempre più come potenza industriale, favorita in maniera determinante dallo sfruttamento dei bacini carboniferi. La consapevolezza di dirigere uno Stato in grande evoluzione indusse l'imperatore Guglielmo II a sopravvalutare le proprie forze, svolgendo una politica militaristica e aggressiva che condusse alla I guerra mondiale. La sconfitta non solo ridimensionò le ambizioni prussiane ma condizionò gravemente il nuovo regime: la Repubblica di Weimar (1918-33) durante la quale la Prussia fu il principale Stato regionale (Land). Il Paese immerso nel caos sociale ed economico (6 milioni di disoccupati), condizionato dal malessere revanscista non poté opporsi all'affermazione del Partito nazionalsocialista che soppresse l'istituzione parlamentare e diede vita al III Reich. I nazisti riattivarono l'economia dando impulso al riarmo e svolsero quella politica di aperta aggressione che li condusse alla disfatta della II guerra mondiale. Con il Trattato di Potsdam (1945) la Germania perdette il 23% del suo territorio e la Prussia cessò praticamente di esistere come Stato poiché l'Unione Sovietica si annetté metà della Prussia Orientale mentre il rimanente della Prussia storica, privato della zona trasferita alla Polonia, ha costituito fino al 1990, la Repubblica Democratica Tedesca.
     
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