Il sindaco

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  1. Pamy88
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    Il sindaco

    Kappa


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    -Sì, mancherai anche a me.

    -Ci vediamo domani.

    -Dai un bacio alle bambine.

    Francesco terminò la chiamata, riponendo il suo iPhone nella tasca della sua giacca.

    Durante la chiacchierata con la moglie aveva mentito, dicendole che il suo impegno col partito sarebbe durato fino a tardi e che, quindi, avrebbe dovuto passare la notte in albergo.

    Accese una sigaretta, versandosi da bere. La città era stupenda vista dal sesto piano di un albergo lussuoso.

    Quella sigaretta rappresentava l’attesa che di boccata in boccata lo separava dalla sua prossima avventura. Da quando era Sindaco della sua città era diventato una sorta di sovrano del medioevo: tutto gli sembrava dovuto.

    Il mondo era diventato il suo parco dei divertimenti e tutti i figuranti non erano altro che i suoi sudditi.

    Un’altra boccata, un secondo in meno lo avvicinava sempre di più alla notte di perdizione che avrebbe passato tra quelle quattro mura da trecento euro a notte.

    Qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Non c’era un motivo ben preciso, tuttavia non si apprestò ad aprire la porta; terminò la sua sigaretta e rimase una manciata di secondi a contemplare l’attesa.

    -Chi è?- domandò con voce sicura e impostata.

    -Sono Hemma.

    Aprì la porta ed Hemma sorrise. Era bellissima, alta, mora, pelle color del latte e dei seni prorompenti.

    Il vestito rosso, indossato come da richiesta, le metteva in risalto un corpicino mozzafiato. Doveva essere dell’Est, ma questo a Francesco non importava, le donne erano tutte belle e lui voleva averle tutte, almeno una volta.

    -Accomodati.

    Non si erano mai incontrati prima ma di lì a breve lui sarebbe entrato dentro di lei senza nemmeno chiedere -Permesso.-. Erano i soldi. Era il potere. Era il mondo intero che finalmente si era inginocchiato ai suoi piedi.

    -Posso offrirti un bicchiere?

    -C’è dello champagne?

    -No, ma lo faremo arrivare.

    Francesco prese il telefono.

    -Servizio in camera? Ecco… vorrei dello champagne nella 207 e, mi raccomando, la mia amica vuole il più costoso che avete.

    Hemma rimase colpita da quel gesto. Gli uomini che era abituata a frequentare per lavoro erano tutti della stessa pasta: tirchi, tozzi e trucidi.

    Francesco era un uomo di classe, ben vestito e raffinato.

    -Cosa vuoi fare?

    -Voglio bere qualcosa con te, voglio guardarti, voglio spogliarti e poi… voglio scoparti tutta la notte.

    -Costa molto tutta la notte.

    -Non so proprio cosa farmene del denaro e tu sei così… così perfetta.

    Era bello, ricco e ci sapeva anche fare. Non capitava tutti i giorni d’incontrare un uomo di quel calibro; Hemma doveva ritenersi molto fortunata.

    Lo champagne arrivò e ne bevvero un paio di bicchieri.

    -Vuoi ancora da bere?- domandò cortesemente Francesco.

    -No, grazie… adesso vorrei essere un po’ scopata.

    -Credo di poterti accontentare.

    Iniziò a spogliarsi nudo, mentre lei rimase a guardarlo. Non era abituata a vedere l’uomo spogliarsi per primo.

    -Rimani vestita.- disse, quando Hemma manifestò l’intento di spogliarsi, -togliti solamente le mutandine. Voglio leccarti la fica.- concluse.

    Era eccitata. Non le capitava mai coi clienti, ma in quel momento era colma d’eccitazione; ogni sua singola molecola era in fibrillazione.

    -Siediti su quel divano.

    -Sì.

    La testa di Francesco sparì sotto la gonna della ragazza ed inizio a solleticarle il clitoride con la punta della lingua, senza mai risultare troppo invadente o invasivo.

    Era una fica vissuta, si vedeva, ma la sua forma era aggraziata e longilinea.

    Fece entrare l’indice dentro la fica bagnata, seguito dal medio e dall’anulare, senza mai smettere di leccarle il clitoride.

    -Adesso girati.

    -Come?

    -A novanta gradi.

    Hemma ubbidì come una soldatessa dell’esercito del sesso, mettendosi a cagnolino, sollevando la gonna del suo vestito rosso.

    Fracesco indossò il suo preservativo e infilò il cazzo turgido dentro quella fica che non aveva mai visto fino a quella notte.

    Era stato molto gentile durante la stimolazione del clitoride, ma dopo aver infilato il pene dentro quella donna divenne una sorta di bestia primordiale.

    Iniziò a spingere, colpo dopo colpo e botta topo botta, schiaffeggiando il culo della ragazza dell’Est.

    Era stata una trasformazione alla “Dottor Jekyll e Mr. Hide”. Prese i capelli della ragazza e con uno strattone fece in modo che sua faccia finisse rivolta verso di lui. Si guardarono negli occhi.

    Francesco le sputò in faccia.

    -Ancora.

    Raggruppò in gola un po’ di saliva e le sputò nuovamente in faccia per poi mollare la presa.

    Hemma ansimava come non aveva mai ansimato con un cliente.

    D’un tratto sentì Francesco uscire da lei. Voltandosi notò l’uomo togliersi il preservativo per poi eiaculare in un bicchiere di cristallo.

    Le fece piacere sentire la sua voce in godimento. Era brava a fare il suo lavoro: diventare l’oggetto del desiderio e la canalizzazione dell’eros.

    Francesco versò dello champagne nel bicchiere che conteneva il frutto del suo orgasmo.

    -Tieni. Bevi.

    Hemma lo guardò dritto negli occhi.

    Lei era l’incarnazione di tutto ciò che era il DESIDERIO, qualora il suo ruolo; il suo grande spettacolo.

    Prese il bicchiere tra le mani e mantenendo lo sguardo fisso sul suo nuovo padrone, bevve lo champagne lentamente, molto lentamente.



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