Donatella

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  1. Pamy88
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    Donatella

    Kappa


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    Se ne stava lì a lato del letto, si tolse il reggiseno da sotto la maglia nera e lo mise sulla sedia che tenevo accanto all’armadio.

    Si mise sotto le coperte e con voce suadente disse -Buonanotte.

    Dovevamo solamente dormire. Lei aveva bisogno di un posto in cui passare la notte ed io le avevo offerto il mio letto. Conoscevamo molto bene i nostri corpi; li conoscevamo a tal punto che avremmo potuto disegnarli ad occhi chiusi. Avevamo deciso di passare la notte in maniera amichevole, senza finire a fare cose di cui il giorno seguente ci saremmo pentiti.

    Sentivo la sua eccitazione silenziosa, smuovere in lei la voglia di cazzo.

    D’un tratto mi baciò ed io accolsi la sua lingua nella mia bocca, prendendole una mano, trascinandola sul mio cazzo.

    Sentii i suoi seni aderire al mio corpo. Aveva delle tette grandi e sode, adagiate su di un corpo magro e nervoso.

    La feci girare, dicendo -Se vuoi giocare, sappi che ti farò male.

    -Quanto male?

    -Voglio farti provare dolore ogni volta in cui ti metterai a sedere. Penserai a me ogni volta che il tuo culetto magro si poserà su di una sedia.

    -Ok.

    La spogliai e la misi a pecorina.

    Le infilai il cazzo nella figa e dopo due colpi le tirai una sberla sulla chiappa destra.

    Emise un sussulto che non poteva definire né un sussulto di piacere, né uno di dolore.

    Mi venne duro come l’acciaio. Tirai il cazzo fuori da lei. Al momento non c’era spazio per il piacere, almeno per il suo.

    Il dolore era solamente una metafora del piacere, una sorta di essenza difficile da interpretare. Tirai una nuova sberla, un po’ più forte.

    Quel gemito tendeva molto di più verso il dolore.

    -Adesso inizierò a farti male, Donatella.

    Cominciai con una scarica di quattro schiaffi, seguiti da altri tre.

    -Basta.- gridò.

    -Se non stai zitta, ti tappo la bocca.

    -Dimmi che ne vuoi ancora.

    -Ne…

    -Cosa?

    -Ne voglio ancora.

    -Va bene, piccola. Ne avrai ancora.

    Altri tre schiaffi, molto più forti, quasi come se li avessi dati ad un uomo che mi aveva rubato la donna, piuttosto che ad una donna che volevo eccitare.

    Se solo avessi avuto una frusta, quel gioco sarebbe diventato molto più interessante, almeno per il sottoscritto

    Stava piangendo, lo sentivo, ma la sua figa era totalmente zuppa. Le infilai il cazzo dentro ed iniziai a spingere lentamente, scopandola con affetto e delicatezza.

    Probabilmente era il connubio tra amore e dolore ad eccitarmi così tanto. Tirai nuovamente il mio cazzo fuori da lei e ripresi a picchiarla, trasferendo la mia violenza sulla chiappa sinistra.

    Le diedi una ventina di schiaffi mentre mi masturbavo guardando il suo culo diventare viola.

    Ripresi a schiaffeggiare la chiappa destra che nel frattempo era diventata ipersensibile visto l’ematoma scaturito dalle mie sberle.

    Donatella strinse le coperte tra le mani, cercando di trattenere un ruggito di dolore. Era la mia schiava per quella notte e avrebbe dovuto soddisfare ogni mio recondito desiderio.

    Le sborrai sul culo, dandole un’ultima sberla, giusto per farla soffrire un po’ più del dovuto.




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0 replies since 23/3/2018, 01:03   73 views
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