Tutto per un 30 e lode

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  1. Pamy88
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    Tutto per un 30 e lode

    Kappa


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    -Allora siamo d’accordo?

    -Certo. Possiamo procedere.

    Aveva accettato la mia proposta: avrei sfogato su di lei i miei istinti, per poi darle un bel trenta all’esame che avrebbe dato la settimana seguente.

    Irene, che bellezza. Era carina, con quei suoi seni acerbi e le gambe lunghe come autostrade.

    Le legai mani e piedi, tappandole la bocca con due vecchi calzini che sigillai con del nastro isolante.

    -Ti ricordi quale segnale devi farmi se il gioco si fa troppo pesante?-domandai.

    Fece segno di non ricordarselo, con il capo.

    -Non lo ricordi perché non c’è nessun segnale.

    Non poteva muoversi se non rotolando. L’avevo legata a triangolo, unendo piedi e mani in un unico intreccio di corde.

    Tirai fuori i miei attrezzi dalla borsa marrone che tengo da sempre nell’armadio.

    Iniziai con le mollette in ferro per i capezzoli. Sentii un lieve grido di dolore, quando le pizzicai il primo capezzolo. Al secondo pizzico reagì nettamente meglio.

    Mi piacevano le ragazze coraggiose, tanto quanto odiavo quelle che si lamentavano troppo. Il dolore vero, quello da urla, sarebbe arrivato solamente dopo.

    Presi una candela e l’accesi con un fiammifero che spensi nel suo culo. Le grida qui si fecero leggermente più intense.

    Il bello dei calzini sigillati col nastro adesivo era proprio quello: silenziavano tutto.

    era come suonare un pianoforte in sordina.

    Feci colare la cera bollente sulle sue tette. Le fece male, probabilmente molto, a giudicare dalle lacrime che scaturirono dai suoi occhi.

    -Baby, siamo solamente all’inizio… cerca di mostrare un po’ più di palle.

    Ogni urlo di strazio al contatto del suo corpo con la cera ustionante mi faceva indurire il pisello.

    -Tranquilla, ancora un ultimo sforzo e la finiamo col fuoco.

    Le infilai la candela su per il culo, senza spegnerla. Cercò di colpirmi, abbozzando un calcio o un pugno. Non ci riuscì

    Non capivo se ad infastidirla così tanto fosse il fuoco della candela o la candela in sé, dentro il suo ano strettissimo.

    Doveva essere una di quelle ragazze che non praticavano molto il sesso anale.

    Mi tirai fuori l’uccello ed iniziai a farmi una sega, guardando quella ragazza martirizzata sul mio tavolo da biliardo.

    Forse ero una specie di maniaco, ma quelle cose mi eccitavano molto e spesso erano l’unico modo per raggiungere una vera e propria erezione.

    -Adesso tu non puoi parlare, quindi posso solamente tirare ad indovinare… ma credo che non ti aspettassi delle cose così forti, vero? E pensare che il bello deve ancora venire. Comunque avrai un bel trenta e lode da mostrare ai tuoi genitori.

    Presi un piccolo attrezzo che avevo ricavato da un vecchio accendino, uno di quelli che ti vendono in tabaccheria ad un euro. Serviva per dare una piccola scossa elettrica.

    Le misi il mio cazzo davanti alla faccia, continuando a masturbarlo. Le diedi una leggere scossa sul collo. le lacrime continuavano a scendere, sbavandole il trucco.

    Ero convinto che in realtà fosse molto eccitata.

    Le diedi la scossa anche ai capezzoli, già costretti a loro volta dalle mollette di ferro. Chi l’avrebbe mai detto che studiare economia l’avrebbe fatta finire su di un tavolo da biliardo con delle mollette ai capezzoli e una candela infilata nel culo, con il suo professore che si masturba davanti a lei?

    Quando le sborrai in faccia mi sentii un uomo arrivato. La guardai. Aveva un occhio sbarrato per via dello sperma, mentre con l’altro sembrava implorarmi di liberarla.

    Sciolsi il nodo che le legava le mani ai piedi e mi misi a sedere, accendendo una sigaretta, guardandola liberarsi da sola.

    Per prima cosa si strappò il nastro adesivo dalle labbra, sputando i calzini, dopodiché con estremo dolore, estrasse la candela dal suo culo.

    -Stronzo di merda.

    -Dai piccola, non fare così. Non vorrai mica rovinare il nostro patto?

    -Mi hai fatto molto male, cazzo.- disse, strappandosi le mollette di ferro.

    -La prossima volta, almeno, saprai a cosa andrai in contro.

    -Quindi se volessi un altro trenta, potrei…

    -Puoi tornare ad ogni esame se lo desideri. I miei attrezzi saranno sempre qui ad aspettarti, baby.

    Devo dire che ne rimasi stupito, ma il mio sperma sulla faccia le donava molto.




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