Violenza a pagamento

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  1. Pamy88
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    Violenza a pagamento

    Kappa


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    Una volta varcata quella soglia non avrei mai più avuto problemi economici. Ne ero perfettamente consapevole, ciononostante non ero del tutto sicura di volermi spingere così oltre.
    Il sadismo era un campo in continua espansione e il denaro girava come non mai. C’erano intere orde di pervertiti pronti a sborsare quantità di denaro inimmaginabile, solamente per prenderti a cinghiate.
    Io venivo da un piccolo paese di provincia e da noi quelle cose non succedevano praticamente mai. Avevo iniziato a fare la escort solamente per pagarmi gli sfizi quando stavo all’università, ma alla fine decisi di abbandonare gli studi per dedicarmi solamente alla professione.
    Si guadagnava molto bene e frequentavo solo clienti d’un certo livello. Ero pur sempre una puttana, ovviamente ne ero consapevole, ma almeno ero una di quelle di classe e non una di quelle da stazione centrale.
    Entrai nella stanza. Ero già svestita come da contratto. Non nascondo che il terrore mi stava facendo tremare le ginocchia.
    -Mettiti a cagnolino.- disse, quello che sembrava essere l’organizzatore dell’evento.
    Erano tutti coperti da una maschera di pelle. Lo stesso identico travestimento.
    Mi misi a cagnolino e vidi un uomo tirare fuori da un sacchetto una bella frusta nera.
    Quello era il limite che non avrei mai voluto oltrepassare, ma l’idea di guadagnare più soldi, riusciva a darmi la forza per calpestare tutti i miei principii morali ed ideologici.
    -Beccati questo, puttana.- disse il capo, tirandomi una frustata.
    Il colpo fu veloce e molto doloroso. Se quello era solamente l’inizio, allora ero messa davvero male.
    -Ti piace essere frustata, troietta? Devi pagare l’affitto? E allora beccati questa!
    Il secondo colpo fu molto più intenso del primo, probabilmente perché la zona era più sensibile, vista l’escoriazione nata dal precedente colpo di frusta.
    Essere frustati faceva davvero male. Ricordai immediatamente tutti i vecchi film in cui avevo visto delle persone frustate da meschini carcerieri ed immediatamente capii tutto il loro dolore e quelle espressioni doloranti che regalavano alla telecamera.
    Un nuovo colpo mi ferì il sedere, colpendo anche la mia anima e il mio orgoglio. Avevo gettato la possibilità di diventare un’infermiera per farmi frustare da un branco di ricchi annoiati. Doveva esserci qualcosa di molto malato in me.
    Chi mai avrebbe rinunciato a tutte quegli anni di studio per fare pompini e cose del genere?
    Un uomo si avvicinò a me con delle strane catenelle tra le mani. Avevano delle mollette di metallo all’estremità.
    Mi pinzarono i capezzoli, come se fossi una specie di cavia da laboratorio del dolore.
    -Ah.- gridai.
    -Zitta puttana!
    Dovevo stare zitta. Ero una puttana e loro avevano pagato profumatamente per farmi tutte quelle cose.
    Un colpo di frusta mi bruciò come fuoco. D’un tratto sentii qualcosa di tremolante all’interno della mia figa. Era un vibratore e qualcuno me l’aveva inserito dentro a velocità massima.
    Era umiliante; cazzo quanto era umiliante. Iniziai a bagnarmi quasi involontariamente, per via della stimolazione di quel fottutissimo vibratore.
    Uno schiaffo mi arrivò in pieno volto, seguito da uno sputo in faccia.
    -Puttana di merda. dì che sei una puttana.
    -Sono una puttana.
    -Dillo più forte.
    -Sono una puttana.
    -Più forte cazzo!
    Sono una puttana!- gridai con quanto più fiato avessi in gola.
    Sentii un dolore intenso e ben localizzato sulla schiena e gridai nuovamente, ancora più forte.
    Avevano iniziato a spegnermi della cera bollente addosso. Il male che iniziai a provare era indescrivibile.
    Non sono mai stata portata per resistere al dolore e quella ne era la dimostrazione più eloquente.
    -Come si chiama questo gioco?- disse qualcuno.
    -Brucia la troia.
    “Brucia la troia”… io ero la troia e loro mi bruciavano. Non avevano molta inventiva, sebbene mantenessero ben saldo il coltello dalla parte del manico.
    La cosa che mi fece più innervosire era che dalla mia figa si stava propagando una specie di orgasmo, per via di quel vibratore che mi avevano conficcato dentro. Stavo sgocciolando il mio piacere dalla vagina, nonostante sentissi male un po’ in tutto il corpo, dal sedere ai capezzoli, passando lungo la schiena.
    Ero nuda, ma quello era evidente anche ad un cieco, la cosa che era meno evidente era il mio sentirmi nuda anche dentro.




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