Un colloquio orale

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  1. Pamy88
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    Un colloquio orale

    Kappa


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    Prima del suo corso e piena di note positive in un curriculum invidiabile per la sua giovane età. In vista di quel colloquio cosi importante si era messa la camicetta bianca che le aveva regalato sua zia. Abbinata alla gonna nera estiva le avrebbe conferito un’aria professionale ma non intimidatoria. Ci teneva ad apparire socievole e alla mano.
    Voleva evitare di crearsi la stessa reputazione che aveva all’università, ovvero quella di una ragazza morigerata e sempre pronta a salire in cattedra per fare la maestrina.
    Il colloquio era con un uomo giovane, non come lei, ma pur sempre più giovane della media di manager di quell’azienda quotata in borsa.
    Era tutto molto strano. Giorgio era entrato nell’ufficio e si era messo a sedere al di là della scrivania, fissano un po’ lei e un po’ il suo curriculum. Non l’aveva nemmeno salutata.
    Chiara penso che ci fosse qualcosa che non stava andando per il verso giusto, ma decise di mantenere il sangue freddo che la contraddistingueva.
    Avrebbe fatto ogni cosa per ottenere quel posto di lavoro. In pratica suo padre aveva già prenotato il ristorante per festeggiare la sua imminente assunzione.
    “Lei è praticamente assunta.” disse Giorgio.
    “Praticamente assunta? Davvero.” sorrise Chiara.
    “Si.” continuò lui, alzandosi e facendo il giro della scrivania, mettendosi a sedere su di questa, proprio davanti a Chiara “Non mi piace perdere tempo. Che ne dice di levare quel praticamente dall’equazione?”
    Giorgio abbassò la cerniera dei suoi pantaloni e, fissando intensamente la ragazza, si tirò fuori il cazzo.
    Il silenzio tornò a dominare la scena. Chiara si trovò davanti ad un pisello che la fissava.
    Capì senza bisogno di spiegazioni che su quella cappella rosea e lungo quella carne venosa c’era il suo futuro contratto. Era arrivata fino all’ultimo colloquio e tutto si riduceva ad un misero bocchino? Era questa l’amara verità? Aveva studiato tutti quegli anni per poi ritrovarsi ad doverlo succhiare ad uomini di potere per ottenere un posto di lavoro decente e consono alle sue competenze acquisite con lo studio?
    Era decisamente un triste epilogo, ma la sua tenacia si dimostrò ancora una volta estremamente pragmatica e senza cincischiare troppo, afferrò quel pisello.
    Diede una leccata d’inizio per approfondirne il gusto, dopodiché lo prese tra le labbra, cominciando a succhiare.
    Il sesso orale non le dispiaceva ed alcuni ragazzi le avevano detto che era abbastanza brava a fare pompini. Adesso il suo destino lavorativo era appeso proprio alla sua capacità orale.
    La mano di Giorgio affondò tra i suoi capelli lisci come seta, pettinati a dovere per il grande giorno. Se solo avesse saputo prima cosa l’avrebbe aspettata si sarebbe fatta la coda di cavallo.
    Probabilmente a lui non importava molto della sua pettinatura al momento. Desiderava solamente che la sua gola continuasse per un po’ ad accogliere quel membro caldo e voglioso.
    Il potere di quell’uomo la seduceva in un certo senso. Lui aveva la possibilità di farsi succhiare il cazzo da lei e quello era il punto d’arrivo massimo.
    Un giorno avrebbe avuto lei quel potere e l’avrebbe gestito in maniera diversa. Al momento si trovava in una posizione di svantaggio e doveva succhiare quel membro, mentre le sue mani massaggiavano delicatamente le palle sudate di quello che sarebbe diventato uno dei suoi capi in futuro.
    Chissà se quello sarebbe stato l’unico pompino del loro rapporto lavorativo o se la routine l’avrebbe vista lavorare sempre in ginocchio.
    Giorgio era stato anche gentile nella sua freddezza, porgendole un cuscino per posare le ginocchia.
    Un colpo di tosse le fece quasi venire voglia di vomitare, ma la mano dell’uomo la spinse ancora più a fondo, come se la sua sofferenza fosse per lui motivo d’eccitazione.
    “Non demordere Chiara” continuava a ripetersi nella mente, forte della sua caparbietà.
    Aveva superato ogni esame con il massimo dei voti ed un bocchino ad uno yuppie non era niente messo a confronto con la vita universitaria vissuta a pieno regime.
    Ciucciava quel cazzo con enfasi e caparbietà, come se quel pompino avesse avuto l’onere di rappresentare la stessa intensità che avrebbe messo nello svolgere la mansione che le sarebbe stata richiesta in quell’azienda.
    A giudicare dai versi emanati dal boss, la sua intensità era molto apprezzata al momento.
    Al culmine del godimento Giorgio si masturbò, eiaculando addosso alla sua nuova assistente, sporcandole la faccia, i capelli e la camicetta che le aveva regalato sua zia e che la faceva sembrare un angelo. Un angelo in grado di fare dei meravigliosi pompini.




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