La prima regola

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    La prima regola



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    Prima regola: non puoi venire se non hai avuto il mio permesso.
    Lei era in posizione. Seduta su una sedia con i piedi, i talloni, appoggiati sulla scrivania. Il computer acceso, la spia verde della webcam che le ricordava che lui stava vedendo tutto. Lui che dallaltra parte era intento a massaggiare con noncuranza il glande del suo ...
    Lei, gambe aperte, aveva iniziato a sfiorare il clitoride con il dito medio. Piccoli cerchi e brevi pressioni. Poi ancora piccoli cerchi. Il sesso glabro completamente esposto alla visione di lui. Con la mano a tratti scendeva quel poco in più che le consentiva di toccare lorifizio anale, tastarne velocemente la resistenza e tornare al lavoro.
    Lui la guardava senza distogliere lo sguardo. Si sarebbe detto quasi severo.
    Il viso di lei era ancora sobrio, conservava il candore della sua pelle e quel sorriso da ragazzina malgrado fosse chiaro che qualcosa stava lentamente cambiando. I movimenti della mano stavano diventando più frenetici e quando scendeva a controllare lano non disdegnava di proseguire la stimolazione al clitoride spingendo con il palmo della stessa. Intanto iniziava a dilatare il secondo orifizio sempre con il dito medio, pur senza effettuare una vera e propria penetrazione.
    Lui le disse: adesso inizia a fare sul serio.
    Lei spostò la sua attenzione dal clitoride e inizio a penetrarsi, le prime due volte con il medio e poi accompagnandovi lanulare. I movimenti lenti non stavano soddisfacendo lui. Sembrava si stesse impegnando, ma non era abbastanza.
    Lui aggiunse: forse dovresti iniziare a lavorarti anche dietro.
    Sapeva già come fare. La routine era stata ripetuta diverse volte. Ma mai fino in fondo come stava avvenendo quella volta. Allungo le mani oltre lo schermo, prese qualche goccia di olio da cucina, e con quel rozzo rimedio si lubrificò lorifizio anale. Poi delicatamente prese a penetrarsi anche dietro con laltra mano. Lequilibrio ne risentì un poco, ma ben presto inizio a trovare il giusto ritmo per darsi piacere da entrambe le parti. Lui ne fu compiaciuto e inizio a massaggiare il glande con più forza.
    Il viso di lei iniziava a mostrare il piacere che la stava invadendo. La bocca semiaperta alle volte tradiva qualche gemito, ma faceva di tutto per conservare una certa dose di autocontrollo. Le piante dei piedi, curve come a volersi aggrappare, spingevano sulla scrivania mentre le sue mani delicatamente entravano nel suo corpo. Come un meccanismo complesso e bellissimo i due orifizi si allargavano e si riducevano ad un ritmo prestabilito, in un lento crescendo.
    Lui scopri il suo ... tirando la pelle fino a quanto non fu completamente esposto e poi inizio a masturbarsi scorrendo velocemente con la mano sulla cappella lucida. Dopo pochi momenti parlò nuovamente:
    adesso devi iniziare a scoparti, come se là ci fossi io. Scopati il ... e scopati la ... .
    Sembrava quasi che lei non attendesse altro. La mano che le dava piacere davanti aumento vertiginosamente il ritmo e ben presto divenne di un movimento confuso distante centinaia di chilometri. Laltra, quella che penetrava lano cercò di imitarla ma vi riuscì maldestramente e si accontento di aumentare la penetrazione arrivando a raggiunge la terza falange.
    Adesso il viso di lei era oscenamente sconvolto da quello che stava facendo. I capelli le ricadevano sugli occhi e tanto il suo bacino era dilaniato dalla duplice penetrazione tanto il suo volto era quasi cristallizzato in unestasi che sembrava non riuscire a gestire.
    La mano davanti prese ad accompagna il movimenti di penetrazione con una spinta e una rotazione per raggiungere luoghi più sensibili e stimolanti, mentre abbondanti dosi di umori avevano ormai reso le dita e tutta la zona splendente e lubrificata. Laltra mano stava lentamente guadagnando velocità, aumentando la gamma di sensazione che la portavano in un luogo molto lontano da quella buia cameretta. I piedi continuavamo a premere sulla scrivania e il bacino accompagnava il movimento delle mani come se ci fosse un uomo a cavalcarla e lei volesse dargli tutto il piacere del mondo.
    Lui dovette diminuire il suo ritmo per evitare di ... copiosamente. Riprese a massaggiarsi la cappella e disse:
    ci siamo, ora abbandona le tue vergogne, le tue paure. Io sono lì con te, fammi vedere, mostrami quello che vuoi essere per me
    Lei rimase un attimo titube, rallentando di colpo ambo le penetrazioni, come si fosse svegliata da un sogno. Il volto torno vigile e un sorriso incorniciò i suoi occhi. Maliziosamente si morse il labbro e riprese a scoparsi con più foga di prima. Adesso però non nascondeva nulla. Iniziò a gemere dapprima piano poi sempre più forte mentre quasi con violenza aveva ripreso a sfregarsi e penetrarsi, a stimolarsi il clitoride e penetrarsi affondo, ad entrare e uscire dal ... con sempre maggior foga, incurante del bruciore che avrebbe potuto provare in un secondo momento. I gemiti si fecero sempre più forti e lui si senti in dovere di ricordarle:
    la prima regola: non puoi venire finché non hai avuto il mio permesso.
    La cosa sembro non turbarla e anzi non fece che aumentare i suoi sforzi. Ormai massaggiava le grandi labbra zuppe di pastosi umori che non accennavano a smettere di uscire. Un altro dito invece iniziava ad affacciarsi sullorifizio anale nel tentativo di aggiungersi a quello che ormai le stava scopando il ... da una decina di minuti. La testa ondeggiava rapita dallestasi e i mugolii ormai erano diventati veri e propri lamenti. Lui la guardava soddisfatto, conscio di essere prossimo al piacere ma volendolo ritardare allinfinito. Ad un tratto il ritmo della mano davanti variò, facendosi più intenso e rallentato. Lei alzò la testa e lo guardo. Disse le sue prime parole:
    Non ce la faccio più ti prego, fammi venire
    Lui sorrise.
    Ancora un altro po, per favore le rispose gentile ma inappellabile
    Lei, il viso sconvolto da quello che stava attraversando, non provò neanche a smettere di stimolarsi e continuò a toccarsi con una forza che poteva essere solo disperazione. Fece così per alcuni minuti che sembravano eterni mentre la sofferenza prendeva il posto del piacere. Poi si ritrovo con voce strozzata a supplicarlo:
    TI PREGO, FAMMI VENIRE, TI PREGO! quasi un urlo le ultime parole, detto da chi sta lentamente perdendo la ragione. TI PREGO!.
    Lui la fece stare un altro momento, godendo di quello che stava passando, e poi le sussurrò:
    Vai, godi
    Lurlo che scaturì dalla sua bocca fu liberatorio. Un grido di dolore di piacere, trattenuto per troppi attimi scosse il suo corpo, la fece piegare in due mentre la mano lentamente abbandonava la vagina cercando di limitare in qualche modo quella valanga di sensazioni che la stavano facendo esplodere da dentro. Era uscita anche dallano, lentamente, per non interrompere drasticamente lintensità di quella parte del suo corpo. Rimase avvolta in se stessa per lunghi, lunghissimi minuti, il respiro corto lunico suono che arrivava a lui dallaltra parte del paese. Poi, il viso ricomparve sotto la coltre dei capelli. Sorrise, dolce. E gli chiese se voleva venire lui.
    Lui ricambio il sorriso e tutto quello che poterono fare fu guardarsi, in un abbraccio negato da troppa tecnologia.




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