Violentami

di Federicoinfedele

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    Violentami
    di Federicoinfedele

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    Sono ad una cena importante con mio marito.
    Lui è un busyness man che è sempre in giro per lavoro. A casa non c'è mai e sono sicuro che sia anche corteggiato da belle donne alle quali qualche volta cede. Il suo mondo non mi piace, pieno di gente falsa e noiosa. Sono tutti ingessati, formali e non sanno scopare.
    Come lo so? In questo mondo il sesso è veramente libero, ho visto uomini con uomini, donne con donne, orgie e feste paticolari. Tutto molto bello, ma molti hanno il pene piccolo o non lo sanno usare.
    Invece c'è un cameriere stasera molto interessante, oltre ad essere gentile quando serve, ha un problema con i pantaloni, sono gonfi sul davanti.
    Lo chiamo: "Scusa, mi è finito il vino, me lo versi?"
    Lui prende la bottiglia e comincia a versarlo quando io, fingendo di grattarmi il braccio struscio la mano sulla sua patta. Mentre lo faccio sorrido e lo guardo.

    Lui capisce la situazione e mi risponde con una sguardo da duro, rapido e veloce. Sembra un sguardo da dominatore.
    Appena finisce di versare il vino se ne va.
    Siamo seduti in un tavolo rotondo molto grande, troppo per essere solo in quattro. La cena prosegue fino a tardi, molti degli ospiti si ritrovano nel salone affianco dove parlano di finanza, economia e vacanze di lusso. Io resto seduta al tavolo da sola. Allora finisco il mio ultimo bicchiere di vino bianco e richiamo il cameriere.
    "Versami ancora del vino" gli ordino.
    "Certo signora" risponde lui.
    Appena comincia a versare il vino faccio cadere il tovagliolo.
    "Scusa, mi è caduto il tovagliolo, me lo raccogli?"
    "Certo signora"

    E' giovane lui, avrà 25 anni, castano con i capelli corti barba corta, ovviamente vestito con camicia bianca e gilet.
    Si china per raccogliere il tovagliolo e io ci metto il piede sopra.
    Rimane perplesso, si alza e mi dice: "Signora ha il piede sopra il tovagliolo".
    Io per tutta risposta trascinando il tovagliolo sul pavimento apro le gambe, indosso una gonna e sono senza mutande.
    "Leccamela"
    "Ma signora ..." poi abbassa lo sguardo e vede la mia figa bagnata.
    "Ho bevuto e ho voglia di scopare, ti pago se vuoi ma adesso leccala"
    "Signora..."

    Sono stufa del suo perbenismo e gli prendo la testa e la spingo tra le mie gambe.
    "Leccamela stronzo, infila la lingua, leccami il clitoride"
    Lui lecca da Dio, ma non glielo dico. Intanto mi afferra le chiappe ed io vengo.
    Dopo aver leccato un bel po' mi prende il polso e mi porta in una camera dell'hotel, non c'è nessuno, mi prende per la gola e mi sbatte al muro mentre con le dita mi fa venire. Perdo ogni controllo, vengo così tanto che mi cola tutto giù per la gamba.
    "Ti piace il cameriere troia, ricca di merda"
    "Si si" mi piace essere insultata, con mio marito il sesso è troppo triste, veloce e silenzioso.
    Lui mi sta facendo sentire viva e poi è ben dotato.
    " Girati puttana"

    Mi fa mettere contro il muro, e inizia a leccarmi il culo. Mi schiaffeggia le chiappe e me le stringe nelle sue enormi mani.
    Poi si alza e mi china ancora di più e mi schiaccia la faccia contro il muro mentre infila il su cazzo grosso nella figa. Mi tiene per il collo e mi sbatte forte, questo si che è un uomo, deciso, determinato e forte.
    "Ti piace il mio cazzo, eh? ti piace farti sbattere dal povero, puttana di alto borgo"
    "Oh si, sbattimi, violentami!"
    "Cosa hai detto?"
    "Violentami!"
    Tenendomi per il collo mi fa girare e mi butta sul letto, cado con le ginocchia per terra e il volto nel materasso.
    Prende le lenzuola e mi benda, poi sento che si muove e ad un tratto le mani sul culo.
    "Vuoi essere violentata ? Prendo questo!" E mi infila il suo pene nel culo.
    "Ahhh" mi fa male ma mi piace, mi fa sentire sporca.
    "Si violentami"

    Le sue mani che mi afferrano i fianchi mentre mi incula. Mi fa venire.
    Mi prende poi e mi gira, mi prende le gambe e mi bacia i piedi.
    "Si bastardo leccami i piedi, perché ai miei piedi devi stare."
    "Non mi pare che siano i piedi siano la parte che ti piace di più dei poveri."
    Mi apre le gambe, si stende su di me e mi prende a schiaffi.
    "Devi stare zitta, troia. Sono io che conduco il gioco"
    E comincia a mordermi i capezzoli. Poi li succhia e li lecca. Mi sono diventati duri, alti.
    "Masturbati"
    "No" lo sfido io.
    Lui mi schiaffeggia e poi mi dice:
    "E' un ordine!"
    Mi prende la mano e me la porta sul clitoride.
    "Masturbati"
    Comincio a masturbarmi mentre lui si mette vicino al mio viso e mi sbatte il cazzo in faccia.
    "oh si, Oh siiiii"
    "Stai zitta!" e mi ritrovo costretta a prendere il cazzo in bocca.
    Mi spinge la testa fino in fondo. Non respiro, quasi mi viene da vomitare.
    Poi mi molla e respiro.
    Lo fa per più volte, il tutto mentre mi masturbo e vengo.
    Ad un certo punto esce e si continua a masturbare, mi toglie la benda e mi viene in faccia.
    "Oh mio dio. "

    Glielo lecco con gli occhi chiusi. Poi si alza si riveste e se ne va.
    Mi sento usata, ma soddisfatta. Ho scopato come non mi scopavano da anni.
    Prendo il suo sperma con le dita e me le lecco. Adoro il suo sapore.
    Non ho finito. Devo fargli capire che io resto la più importante dei due.
    Esco e lo cerco, mi dicono che è in bagno, prendo ed entro. Sta uscendo dal gabinetto. Io lo prendo e gli do una spinta con la quale lui perde l'equilibrio e cade.

    Mi alzo la gonna, mi metto con la figa sopra la sua bocca e gli piscio addosso.
    "Sono io che ti ho voluto scopare, ricordatelo! E adesso leccamela come quando abbiamo cominciato."
    Lui lo fa, poi io mi prendo la carta igienica, mi pulisco e gliela butto vicino. Chiudo la porta e corro via.
    Non voglio relazioni, ho già un marito, mi da tutto, lo amo, ma non mi soddisfa a letto. In questi rapporti compenso questo handicap di mio marito, ma non lo lascerei mai. A questo cameriere devo restare nella mente per sempre, ma non dovrà rivedermi mai. Quindi prendo mio marito e gli dico che sono stanca, e andiamo a casa. .

     
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