Nomi proibiti: come non puoi chiamare tuo figlio

Ancora prima di conoscere il sesso di un figlio, la lotta amorosa nella coppia si gioca sulla scelta del nome.

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    Nomi proibiti: come non puoi chiamare tuo figlio
    Ancora prima di conoscere il sesso di un figlio, la lotta amorosa nella coppia si gioca sulla scelta del nome.



    Che sia maschio o femmina, la scelta è sempre difficile. Ma con dei limiti. Infatti in ogni Paese del mondo ci sono dei nomi vietati per legge. Quindi, se state per compiere la fatidica scelta, fate attenzione ai nomi che, Italia compresa, non potete assolutamente prendere in considerazione.L'ultimo caso? In Germania vietato il nome Wikileaks.

    Germania
    In Germania esiste un intero reparto (il Standesamt) che si occupa della questione "divieti anagrafici". Recentemente è stato vietato Miatt perché non lascia intuire il genere sessuale della persona. In passato sono stati respinti Woodstock e Grammophon, mentre sono stati accolti Lafayette e Jazz.


    Germania: il caso


    Un padre di origni irachene, residente in Germania, si è visto negare la possibilità di dare a suo figlio un nome in onore di Julian Assange. Il neo-papà avrebbe infatti voluto battezzare il figlio WikiLeaks. Desiderio negato dall'ufficio preposto, nonostante il padre avesse supportato la richiesta spiegando che il nome aveva una grande significato per lui. A dirla tutta l'uomo sostiene che l'ufficiale abbia rifiutato il nome perché pensava provenisse da uno show televisivo. Fatto sta che il bimbo alla fine è stato chiamato Dako.

    Italia


    Un Decreto del Presidente della Repubblica mette un freno alle stramberie che possono venire in mente a genitori fantasiosi. Sono vietati i nomi ridicoli o vergognosi. Quelli stranieri devono essere espressi in lettere dell’alfabeto italiano, incluse le lettere J, K, X, Y, W. Vietati anche i nomi geografici eccetto Italia, Europa o America. Concesso anche Asia.

    Italia: il caso


    Nel 2008 il giudice ha vietato ad una coppia di chiamare il figlio Venerdì, come il giorno della settimana e uno dei personaggi del romanzo 'Robinson Crusoe' di Daniel Defoe. A Torino è stato respinto il nome Andrea per una bambina perché considerato prettamente maschile in Italia.

    Nuova Zelanda


    I nomi proibiti in questa nazione sono ben 77: tra questi Duca, Reale, Giudice, Cavaliere, Regina e Lucifero. Anche usare la parola Giustizia o chiamarsi come un numero dell’Antica Roma potrebbe essere - secondo il Governo - motivo di persecuzione. Vietato anche Stallone. Ma si possono usare Bus Numero 16 e Violenza.

    Nuova Zelanda: il caso


    La legge esiste anche per vietare casi come quello di una bimba, che ai tempi della sentenza aveva già nove anni, chiamata dai genitori Talula Does The Hula From Hawaii. I giudici hanno vietato anche i nomi Fish e Chips per due gemellini.

    Svezia


    Guai a chiamarsi Ikea, innanzitutto! Il governo di Stoccolma ha vietato anche Metallica e Veranda, ma ha acconsentito alla scelta di Google come nome proprio di persona.

    Svezia: il caso


    Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116 è il nome che una coppia svedese ha cercato di dare al proprio figlio nel 1996 per protestare contro le severe leggi locali, che prevedono il beneplacito preventivo dell’autorità sull’associazione di cognome e nome.

    Norvegia


    Nei divieti imposti dalla legge, la scelta dei nomi banditi varia da zona a zona della Scandinavia. A Oslo e dintorni nella lista di nomi ufficialmente sanzionati c'è anche il divieto di usare termini ispirati da parolacce, sesso e malattie.

    Norvegia: il caso


    Nel 1998 una donna aveva scelto per la sua tredicesima figlia il nome Gesher (ebraico per ‘ponte’) perché le era apparso in sogno. I giudici, però, non gliel'hanno concesso.

    Malesia


    Si tratta di uno degli stati più rigidi in materia di nomi di battesimo. Ne è un esempio il bando del nome “Chow Tow”, che significa “Testa Puzzolente”. Il motivo? Non in linea con le tradizioni locali. Stesso destino per “Ah Chwar” (serpente), “Khiow Khoo” (gobbo) e “Sor Chai” (matto). E’ stato rifiutato perfino 007.

    Stati Uniti: il caso


    Una coppia forse molto appassionata di social network ha chiamato la propria figlia Hashtag Jameson. Stranamente l’annuncio è stato orgogliosamente postato dai genitori su Facebook, il social network concorrente.






     
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