La Primavera

Sandro Botticelli

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    La Primavera
    Sandro Botticelli


    La miniatura non rende più di tanto, ma non potevo mettere nel post un'immagine troppo grande.
    Chi volesse verdela nei dettagli clicchi qui, ne vale la pena.

    Autore: Sandro Botticelli
    Titolo dell'opera: La Primavera
    Data di realizzazione: 1478
    Tecnica: Tempera su tavola
    Dimensioni: 203x314 cm
    Luogo in cui è conservato: Firenze, Galleria degli Uffizi.


    Attorno al 1478 Sandro Botticelli dipinse, per la residenza fiorentina in Via Larga di Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici (cugino del Magnifico), la celebre tavola rappresentante la Primavera. Il dipinto venne portato nella Villa di Castello dopo il 1516. Lì lo vide Giorgio Vasari che per primo lo descrisse così "[...]; et così un'altra Venere, che le Grazie la fioriscono dinotando la primavera". Il titolo con il quale è universalmente conosciuto il dipinto risale, quindi, all'espressione del Vasari.
    La scena si svolge in una radura verdeggiante, punteggiata di innumerevoli piante e fiori. Alberi d'arancio, con fiori e frutti maturi, e fronde incurvate d'alloro (a destra) la delimitano, come farebbe un fondale dipinto da teatro. A destra Zèfiro, bruciante di passione, insegue Clòri che viene trasformata in Flòra, la personificazione stessa della Primavera. Botticelli rappresenta per due volte la ninfa: sia come Clori, velata, sia come Flora, dalla veste fiorita e dalla cintura, dallo scollo e dalla testa circondati da ghirlande di fiori. Al centro, incorniciata come in una nicchia dai rami flessi degli alberi, Venere si staglia contro una pianta di mirto (essenza che le è sacra) e avanza con passo di danza offrendosi a chi guarda. Cupìdo le volteggia sopra mentre scaglia una freccia infuocata in direzione di una delle tre Grazie. Queste ballano intrecciando le loro mani, mentre Mercurio, al margine sinistro, allontana le nubi dal giardino con il suo caducèo.
    La presenza di Venere nella tavola in posizione centrale è un invito a Lorenzo di Pierfrancesco a scegliere anche lui Venere come già fece Paride. Scegliere Venere voleva dire, secondo la filosofia del Ficino, scegliere l'Humanitas (Umanità), termine che comprende allo stesso tempo i significati di raffinatezza e cultura, qualità di cui, forse, il giovane Lorenzo difettava.
    Si tratta dunque di un soggetto dal valore pedagògico, la cui forza di persuasione sta in ciò che si vede. Il Ficino, al cui ambiente spetta il suggerimento del tema al Botticelli, riteneva, come Cicerone, che i giovani - allora come oggi - si lasciassero convincere più dalle dimostrazioni visive che dai troppi discorsi. Nulla di meglio, dunque, che materializzare nella bellissima Venere l'oggetto dell'insegnamento. Questo nascondere dietro le rappresentazioni mitologiche messaggi e significati chiari solo a una stretta cerchia di dotti e al destinatario all'opera è tipico della pittura botticelliana.

     
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