Le mutandine di mamma Incesto

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  1. Richard90
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    Quando ho compiuto 25 anni andai a vivere da solo. Pur lavorando non sguazzavo nell’oro e pertanto non potevo pagare qualcuno che mi pulisse l’appartamento e mi lavasse e stirasse i panni.

    Così mamma veniva una volta a settimana per ordinare un po' il disastro.
    Mia mamma ha 49 anni, è sola e per me è una delle donne più belle che conosco. Forse sto esagerando, ma la verità è che da quando ero un bambino sono molto attratto da lei. Mi ricordo quando avevo 5 o 6 anni mi piaceva giocare a mettermi sotto le gonne, lei mi spingeva via, ma io insistevo e ritornavo tra le sua gambe.
    Una volta, qualche anno dopo, eravamo al mare e stavamo giocando in acqua e ad un certo punto per caso, le abbassai il reggiseno del costume, solo un poco ma quel che bastava per farle uscire una tetta.
    Che visione quel seno bianco, grande, con un capezzolo appuntito e una areola di grandi dimensioni. Ricordo anche che la mamma si arrabbiò molto e rossa come un peperone si rimise a posto il costume e mi trascinò fuori dall’acqua.

    Da adolescente, oltre a spiarla quando era in bagno o quando era in camera a cambiarsi e bearmi delle visioni delle sue tette e del suo culo, il mio passatempo preferito diventò quello di andare in camera sua e aprire il cassetto della sua biancheria intima. Potevo passare ore a guardare le sue mutandine, i suoi reggiseni e le sue calze, che con il passare degli anni aumentavano di taglia. Li tastavo, li odoravo e sceglievo uno slip od una mutandina e lo indossavo, mi piaceva sentire il mio cazzo in tiro stretto nelle sue mutandine. Mi stendevo sul letto e mi facevo delle seghe furiose, macchiandole di sperma e mettendole dopo tra la roba sporca da lavare.
    Era una pratica che continuai religiosamente per anni e mamma non si è mai accorta o forse è meglio dire faceva finta di non vedere.

    Quando trasferii nel mio appartamento decisi di prendere dei souvenir dal cassetto di mamma, scelsi uno slippino rosso, delle mutandine a pantaloncino e un paio di autoreggenti nere. Con questo tesoro potevo continuare a godere di mamma nel mio appartamento.


    Però un giorno dimenticai le sue mutandine usate sul pavimento. Un errore fatale, perché quel giorno venne mamma a pulire la casa. Al rientro la sera trovai l’appartamento perfettamente ordinato e sul letto tutti i panni lavati e stirati e tra loro le mutandine rosa piegate e pulite.
    Fui preso dal panico e mi sono maledetto per la mia distrazione. La mamma aveva visto le sue mutandine completamente sporche di sperma sul pavimento della casa di suo figlio. Non osavo immaginare la sua reazione.
    Passato il primo momento di panico, però realizzai che le aveva lavate, piegate e messe tra i miei panni. Non potevo credere che non le avesse riconosciute, cosa voleva dire? Perché non erano state prese? Chiamai mamma con una scusa e per sondare la sua reazione, ma non fece cenno a nulla. A che gioco stava giocando? Conoscendola era un mistero la sua non reazione.

    Lasciai passare la settimana successiva, quindi il giorno che sapevo che sarebbe venuta le ho fatto trovare le sue autoreggenti nere tutte belle impiastricciate.
    Al ritorno le ho trovate appese in bagno ad asciugare. Il gioco si faceva interessante.
    La settimana successiva mi presi un giorno libero e l’aspettai. Quando mi vide in casa mi chiese il perché ed io le dissi che stavo lavorando da casa e lei, tranquillamente, cominciò a pulire, a riordinare.
    Sul comodino, in bella mostra, avevo lasciato i suoi slippini rossi . La curai e quando la vidi dirigersi verso la camera, scrutai le sue reazioni. Li raccolse e dopo aver fatto scorrere le dita sul tessuto impregnato dai miei umori, sbuffando li gettò tra la roba sporca. Il tutto senza dire una parola. Tutto mi sarei aspettato da lei, ma anche quella volta non reagì.


    Stava appoggiata alla lavatrice e stava insaponando i panni prima di metterli nel cestello. Quando toccò agli slippini gli passò sopra le dita e poi se li avvicinò al naso annusandoli. Entrai in bagno e lei li teneva ancora in mano, mi guardò con uno sguardo per niente severo anzi notai uno strano languore nei suoi occhi.
    “Mamma ...” non ero in grado di articolare una frase, ma feci una cosa che non avrei mai creduto di avere il coraggio di fare. La abbracciai da dietro e cominciai a baciarla sul collo. Lei non si muoveva, non accennò ad un gesto di rifiuto, non mi respinse.
    “Sei bellissima” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
    “Lasciami .... Tu sei pazzo” la sua voce non aveva toni di collera ed ancora una volta non ci furono gesti di rifiuto.
    “No, mamma, lasciami.” continuai a baciarle il collo, mentre con le mani cercavo il suo seno.
    “No, no, no…che stai facendo, smettila ti prego. .” la sua voce per niente indignata, anzi aveva un tono caldo, suadente.
    Le mie mani si fecero più intraprendenti, lei si limitò a dire:
    “No, no dai…lasciami, non si può”
    Però, si lasciò slacciare il vestito e scoprire il seno. La feci voltare viso contro viso e le baciai il seno morbido e pieno, succhiai i capezzoli che erano già turgidi. Lei chiuse gli occhi e con una mano mi accarezzò la testa.
    Continuai a baciarle il seno e le mani scesero ad accarezzarle il sedere da sopra il vestito.
    Lei mi lasciò fare e cominciò, con dei sospiri, a mostrare segni di piacere:
    “Ti piace Ma..” le chiesi e quando lei mi rispose “Tu che ne pensi” le presi il viso tra le mani e la baciai sulla bocca, la mia lingua forzava le sue labbra fino a quando lei non rispose, prima timidamente e quindi con più ardore.
    “ Da quando aspettavo questo momento, mamma”
    “ Lo so….lo so”
    “ Come fai a saperlo?”
    “ Chi lavava le mie mutande tutte macchiate di seme?”
    “ E cosa pensavi quando le lavavi?”
    “ All’inizio mi arrabbiai molto, ma poi pensai che era una tappa che molti adolescenti fanno e non ti dissi nulla e lo accettai.” e poi proseguì “ poi passarono gli anni, ma tu continuavi e la cosa cominciò a piacermi, mi sentivo…mi sentivo desiderata, eccitata”
    “Ah, Ah….” sospirò quando la mia mano risalì le cosce sotto il suo vestito e le accarezzò il sesso prima da sopra le mutandine, poi scostandole direttamente sul taglio.
    “…e quando ti eccitavi, ti toccavi?”
    “ Non sono fatta di pietra, però quando mi masturbavo mi sentivo una degenerata.”
    Le presi una mano e me l’appoggiai li dove il mio sesso teso ingrossava i pantaloni. Mamma prese ad accarezzarmelo da sopra la stoffa, poi prese coraggio e mi aprì la cerniera e lo impugnò saldamente. Si era lasciata andare, avevo vinto tutte le sue remore.
    Le avevo alzato tutto il vestito, sotto aveva delle mutandine nere, davanti tutte in pizzo e dietro erano solo un velo che lasciava intravedere il solco tra le natiche, non potevo resistere e mi inginocchiai e spinsi il mio viso tra quella carne invitante.
    “ No…cosa fai, alzati”
    “ No Ma, lasciami sono anni che sogno di farlo”
    Era meraviglioso, con delicatezza feci scivolare le mutandine e inizia a baciare le natiche di mamma, che sospirò:
    “ Aah….sei tremendo…ti piace il mio culo, vero piccolo? “
    “ E’ il più bello che abbia visto in vita mia. “
    “ Bugiardo…avrai baciato culi più belli del mio.”
    “ E’ bellissimo, Ma…è bellissimo. “
    “ Ooh, piccolo….oohh cosa mi fai.”
    Mamma aveva le mutandine sui ginocchi e la mia lingua andava e veniva tra la sua figa ed il culo. Era bellissimo sentire i suoi peli e sentirla ansimare.
    “ Ti piace Ma? …dimmi che ti piace. “
    “ Oh piccolo, è bellissimo. “
    “ Era tanto che non te lo facevano eeh Ma? “
    “ Tanto…troppo. Continua ti prego.”
    Da quando era rimasta sola, mamma, avrà avuto anche altre storie, ma era sempre stata molto discreta e mai avrei immaginato di sentirmi dire quello che mi disse:
    “ L’ultimo chi è stato, Ma?”
    “ Ooh…piccolo mi vergogno, cosa vuoi sapere?...ahhhh, si, sii così.”
    Avevo smesso di baciarle il culo e stavo dietro lei, una mano sul seno e l’altra che titillava il clitoride:
    “ Chi è stato? Dimmelo? “
    “ Ssandro, il figlio dei vicini è stato l’ultimo.
    “ Chii? Sandrinoo? Quel truzzo? Ti sei fatta scopare da quel bulletto? “
    “ Si, no…non mi ricordo, era venuto per la parabola e non so come è successo.”
    “ E’ venuto per la parabola e siete finiti a letto. “
    “ Noo…non a letto…sul divano.”
    “ Sul divano? ….e Sandro è il solo che ti sei scopata.” io l’incalzai
    “ Basta, basta.” Mamma mi abbracciò e disperata mi baciò, mettendomi la lingua in bocca, per farmi tacere.
    Mi liberai dei pantaloni e la piegai sulla lavatrice, alzandogli il vestito, le allargai le gambe cercando di penetrarla:
    “ No…questo no… non voglio.”
    “ Perché no…non hai voglia?”
    “ Si che ho voglia, ma….non possiamo…accarezzami.”
    Continuai a sfregare la punta del cazzo sulla sua figa, mamma ansimava, sentivo che era pronta ad accogliermi, ma volevo che fosse lei a pregarmi di farlo…e finalmente:
    “ Non resisto più…dai mettimelo dentro…scopami.”
    Era talmente bagnata che con una leggera spinta fui subito dentro completamente, mamma lanciò un urletto di godimento ed alzò una gamba per accogliermi meglio:
    “ Si così…così, huuh… dai piccolo scopami. “
    “ E’ bellissimo Ma…è bellissimo.”
    L’orgasmo per mamma fu la naturale conseguenza del mio martellamento, io però non ero però ancora soddisfatto, la feci mettere a quattro zampe sul pavimento, l’afferrai per i fianchi burrosi e ripresi a scoparla.
    Mamma ora gridava come un’ossessa mentre il mio cazzo entrava tutto in lei:
    “ Ti piace Ma…dimmi che ti piace…”
    “ diooo piccolo…. come scopi bene.”
    Non durai a lungo ero troppo eccitato dal culo di Ma che sbatteva come un budino sotto i miei colpi:
    “ Ma… vengoo.”
    “ Anch’iooo…sì amore…vieni dentro la tua mamma.”
    Mi svuotai in lei, finalmente avevo appagato il mio sogno.
    Lei rimase a lungo piegata sul pavimento,ansimante e lentamente rilassò tutti i muscoli. Quando cercai di aiutarla a sollevarsi, mamma s’irrigidì e restò piegata piagnucolando. Passata la foia aveva realizzato cosa era successo:
    “ Cosa abbiamo fatto…sono una degenerata, siamo due degenerati.”
    “ No Ma…non dire così, hai goduto….abbiamo goduto.”
    cercai di consolarla, ma questa volta, lei mi respinse con decisione:
    “ Lasciami…vattene via, tu sei un porco ed io una vacca, una troia.”
    Mi allontanai da lei e rimasi sulla porta del bagno aspettando che si rialzasse.
    Cosa che fece dandomi le spalle e senza dire una parola si rimise le mutandine, si abbassò il vestito e dopo essersi in qualche modo rassettata usci dal bagno e passandomi davanti senza guardarmi uscì dall’appartamento.
     
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